L’INTERVISTA di Luigi de Magistris a “Il Manifesto”
L’INTERVISTA di Luigi de Magistris a “Il Manifesto”, di 𝘈𝘯𝘥𝘳𝘦𝘢 𝘊𝘢𝘳𝘶𝘨𝘢𝘵𝘪
𝗗𝗲 𝗠𝗮𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗶𝘀: «𝗩𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗠𝗲́𝗹𝗲𝗻𝗰𝗵𝗼𝗻»
𝘗𝘢𝘳𝘭𝘢 𝘭’𝘦𝘹 𝘴𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘕𝘢𝘱𝘰𝘭𝘪: 𝘶𝘯 𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦. 𝘗𝘥 𝘦 𝘔5𝘚? 𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘧𝘰𝘳𝘻𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘦 𝘷𝘰𝘵𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘢𝘳𝘮𝘰. 𝘋𝘪𝘢𝘭𝘰𝘨𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘋𝘪 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘴𝘵𝘢. “𝘐𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘧𝘳𝘢𝘯𝘤𝘦𝘴𝘦 𝘤𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢. 𝘔𝘢 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘤’𝘦 𝘶𝘯 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘶𝘰𝘭𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘢, 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘱𝘢𝘤𝘪𝘧𝘪𝘴𝘵𝘢”
«Quello di Mélenchon è un risultato straordinario, con lui mi auguro di poter costruire un fronte europeo di sinistra innovativa e radicale. Ci incontrammo a Napoli nel 2018, apprezzò il lavoro che stavamo facendo sui beni comuni, sull’ex opg, insieme ai centri sociali. Ci siamo intesi subito». Luigi de Magistris, per 10 anni sindaco di Napoli, guarda con ammirazione e un pizzico di invidia al risultato di France Insoumise.
𝗤𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗿𝗮𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹𝗲 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮?
Il risultato francese ci spinge a costruire quella sinistra che oggi non c’è. O meglio: c’è una sinistra diffusa che non trova più rappresentanza.
Un problema di vecchia data…
Negli ultimi anni a livello nazionale non c’è stata la capacità di mettere insieme i pezzi, e non ci sono state neppure figure in grado di fare quel lavoro paziente di connessione, sui territori, coi movimenti. Un lavoro per costruire una sinistra autonoma, che non cerca mezza poltrona in cambio di un accordo col Pd. Una sinistra di lotta ma anche in grado di governare, affidabile.
𝗟𝗲𝗶 𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼?
Rivendico l’esperienza di governo a Napoli come quella più a sinistra degli ultimi dieci anni. Abbiamo tenuto insieme tutta la sinistra, tutte le forze che sostengono Draghi erano all’opposizione, più Fratelli d’Italia. Poi alle regionali in Calabria, nel 2021, abbiamo preso il 17% senza soldi, una campagna fatta con lo zainetto in spalla.
𝗩𝗲𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗳𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼𝘀𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮?
Faccio una premessa: Pd e 5 stelle oggi sono forze di centro che hanno votato l’aumento delle spese militari e l’invio di armi in Ucraina, la sinistra non c’è, in Parlamento è rappresentata dal solo Fratoianni che ha un diritto di tribuna. L’elettorato potenziale c’è, abbiamo verificato che se c’è una proposta arriva anche la risposta.
𝗗𝗼𝘃𝗲 𝘀𝘁𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼?
Nell’astensione, in un pezzo di delusi dal M5S. Ma anche in un mondo più moderato che non vuole votare partiti a favore della guerra e del riarmo.
Rifondazione e Potere al popolo stanno lavorando per una lista con lei.
Sì, lavoriamo insieme. Ma non basta. C’è una opposizione sociale, un elettorato diffuso che chiede contenuti diversi e credibilità. Se vuoi fare il fronte dei non allineati al sistema, devi essere credibile per la tua storia.
𝗜𝗻𝘀𝗼𝗺𝗺𝗮, 𝗹𝗲𝗶 𝘃𝗼𝗿𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗠𝗲́𝗹𝗲𝗻𝗰𝗵𝗼𝗻 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼?
Non mi piace fare paragoni con luoghi e storie che hanno la loro peculiarità. So perfettamente che da solo non vado da nessuna parte, ma mi metto a disposizione con volontà, tenacia, umiltà, e anche amore. Ora ho molto tempo a disposizione per girare l’Italia, mi entusiasma l’idea di costruire una coalizione sociale e popolare dei non allineati.
𝗖𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗱 𝗲 𝗶 𝘀𝘂𝗼𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗮𝘁𝗶?
Con i dem una alleanza è impossibile. Lo era già prima, ma la guerra ha segnato una divaricazione ancor più netta. Noi costruiremo una alternativa al draghismo, al liberismo, all’economia di guerra. Non un fronte di chi dice solo no, ma di chi ha una proposta di governo.
𝗔𝗻𝘁𝗶-𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗲 𝗱𝗶 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗱𝘂𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝗱𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲?
No, e credo di averlo in parte dimostrato governando. Si può essere di rottura rispetto al sistema del liberismo, delle privatizzazioni, del compromesso morale, della devastazione ambientale. E farlo governando.
Faccia un esempio.
A Napoli abbiamo rispettato il risultato del referendum sull’acqua pubblica. Praticamente siamo stati gli unici.
Per fare una lista nazionale non basta essere radicati al sud.
C’è un anno di lavoro durissimo da fare, anche al Nord. Ricordo però che nel 2009, quando mi candidai alle europee da indipendente nell’Idv, dei 500mila voti che presi la maggioranza erano nel centronord. Non partiamo da zero.
𝗜𝗻 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗶𝗹 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝘀𝗮𝗿𝗮̀ 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼𝘀𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮?
Ripeto che non esiste un centrosinistra. La nostra sarà l’unica proposta di sinistra. Punteremo su salario minimo, ribaltamento dei rapporti di forza tra persona e capitale, riduzione dell’orario di lavoro, riequilibrio fiscale a favore dei più deboli. Vogliamo ripensare le politiche energetiche e ambientali, dopo che Pd e M5s hanno tradito le promesse green, tagliare le spese militari a favore di sanità e istruzione, lotta alle mafie, una politica estera non subalterna agli interessi americani. Non vogliamo rivolgerci solo a pensionati e lavoratori dipendenti, ma anche le piccole imprese, gli autonomi.
Mélenchon ha sfondato nelle periferie.
Ho una certa esperienza in materia. E non solo le periferie urbane, ma anche le aree agricole, le montagne della Calabria.
𝗗𝗶 𝗕𝗮𝘁𝘁𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗹𝗼𝗰𝘂𝘁𝗼𝗿𝗲? 𝗔𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗹𝘂𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗠𝗲́𝗹𝗲𝗻𝗰𝗵𝗼𝗻.
Penso di sì. Ha fatto degli errori ai tempi del Conte 1, si è crogiolato con la la storia che non esistono destra e sinistra, ma ha dimostrato coerenza. E sulla guerra siamo in perfetta sintonia. Vorrei capire però se ha un progetto alternativo in mente, o se vuole dare una mano a Conte per riportare i 5 stelle ai temi delle origini.
Anche nel 2013 la sinistra radicale si affidò a un magistrato, Antonio Ingroia. Non andò bene.
Nessun replay, posso assicurarlo. Ingroia ha una bella storia da magistrato, ma non c’è nessun paragone o connessione con quell’esperienza. Abbiamo due modi di intendere la politica completamente diversi.
Alle elezioni manca meno di un anno.
Siamo partiti e non ci fermiamo più, gireremo tutta l’Italia, è iniziata la fase di costruzione dal basso di un nuovo soggetto. Alle elezioni avremo il nostro simbolo, serve un contenitore nuovo con contenuti nuovi, come ha fatto Podemos in Spagna. La guerra ha accentuato la necessità di far prevalere le ragioni dell’unità, di mettersi in gioco con responsabilità e maturità in un progetto più grande.