#InSede: giornata di formazione con Geppino Aragno, venerdì 18 febbraio 2022 ore 17:30
Napoli sovversiva tra fine dell’Ottocento e prima metà del Novecento
Perché la storia non suscita interesse e spesso sembra addirittura una perdita di tempo? Forse perché quando si dice “storia”, si intende racconto del passato? Perché anche il passato si ricostruisce lasciandosi alle spalle grandi “buchi neri” e la povera gente sembra condannata al silenzio?
Se si prende ad esempio il caso di Napoli non c’è dubbio che si tratti di una storia parziale e lacunosa. Così come le conosciamo, le vicende storiche della città tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, sembrano infatti disegnare un tavolo al quale manchi un piede. C’è spazio per liberali, cattolici, riformisti, destra estrema, ma è assente del tutto il punto di vista dei ceti meno abbienti, delle classi subalterne e sono completamente ignorati i cosiddetti «sovversivi». Non a caso, nell’immaginario collettivo, la rivolta passata alla storia come le «Quattro Giornate» è diventata l’insurrezione degli «scugnizzi» e non c’è posto per la presenza degli antifascisti, che fu invece molto significativa.
Il corso intende riempire almeno una parte di questo vuoto, raccontando vite e vicende politiche di personaggi ricchi di interesse e umanità, ma più o meno volutamente «dimenticati». Ci occuperemo, insomma, di umili eroi della storia: delle figure dei primi organizzatori sindacali, degli antifascisti perseguitati, dei «sovversivi» vissuti tra la fine dell’Ottocento e le Quattro Giornate. Uno spazio tutto loro avranno le vicende di alcune “donne sovversive” che avrebbero meritato davvero di essere ricordate, ma sono purtroppo delle sconosciute; ricorderemo anche i protagonisti dimenticati della “Settimana Rossa”, una rivolta antimilitarista, scoppiata nel giugno del 1914, quando i lavoratori capirono che sarebbero stati trascinati nella feroce strage, che gli storici chiamano “grande guerra”. Storia sociale, storia del dissenso, microstoria, quindi, da cui nascono i temi della “Grande Storia”; storia intesa come preziosa chiave di lettura del presente e quindi occasione di occuparsi del tempo in cui viviamo.
Non ci sarà nulla di “accademico”. Il corso tenterà di essere «narrazione», racconto di vicende, in cui i fatti, quando non nascono dal caso, sono il risultato di scelte, incontro e scontro di idee e valori propri dell’uomo e delle comunità umane. Questo non vuol dire che sarà una sorta di «romanzo storico». Conserverà della Storia il rispetto dei fatti e il rigore della ricerca, ma metterà al centro la “persona”, che dei fatti è protagonista, ricordando che non esiste una “verità della storia”, perché ogni storico ricostruisce e interpreta i fatti secondo la sua formazione culturale e politica.
Giuseppe Aragno
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