Il fallimento delle politiche sanitarie e lo specchietto delle allodole del green pass
Il Green Pass è servito soprattutto a coprire il fallimento delle politiche in materia di Sanità Pubblica di questo governo.
A luglio 2021 Draghi dichiarava che il green pass sarebbe stata una misura per poter dare serenità e favorire la ripresa delle attività in presenza, perché avrebbe garantito di ritrovarsi a contatto di persone non contagiose.
E’ sotto gli occhi di tutti che così non è stato.
Oggi è ancora più palese che non ci troviamo di fronte ad una misura di natura sanitaria, come poteva essere l’obbligo vaccinale, bensì di fronte ad un ennesimo pastrocchio burocratico che è servito solo a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle vere priorità per il paese: potenziare la sanità pubblica.
Invece di dare vita ad una forte, convincente e trasparente campagna di informazione sul Covid e sulle misure sanitarie necessarie in questo momento, questo governo ha la responsabilità di aver alimentato la paura e lo scontro tra vaccinati e non vaccinati.
Coprendo l’azione di smantellamento della Sanità Pubblica messa in atto dai governi degli ultimi 10 anni che vede come principali protagonisti i partiti che oggi sostengono l’attuale premier Draghi.
Dal 2012 ad oggi l’Italia ha tagliato di circa 35 miliardi di euro le spese per la sanità pubblica mentre ha aumentato di circa il 2% l’anno le spese militari arrivando a pesare sul bilancio dello Stato per quasi 26 miliardi di euro.
Tutto questo mentre medici e infermieri denunciano la carenza di personale, l’assenza totale della medicina di base, per non parlare dell’assistenza domiciliare e si continuano a ridurre i presidi ospedalieri soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne.
Il governo Draghi dovrebbe ammettere che ormai il Super Green Pass è diventato altro e quindi rivedere questo provvedimento che sta da ultimo incoraggiando le discriminazioni sociali ed economiche, arrivando addirittura al paradosso di negare la possibilità del ritiro della pensione per chi ne è sprovvisto.
L’Italia non può poi andare avanti a somministrazioni di dosi booster ogni 4 mesi, mentre ci sono paesi nel mondo a cui non vengono garantite ancora le prime dosi. Così come prioritario è sottrarre i brevetti alle multinazionali per far diventare la cura un bene comune e non merce per trarre profitto.
La priorità è rifinanziare la spesa in materia di Sanità Pubblica, per prevenire e curare anche le altre patologie che sono cresciute, magari attingendo dalle spese militari aumentate a dismisura negli ultimi anni. E cacciare corrotti, mafiosi e portatori di interessi affaristici nella tutela della salute pubblica.
Ufficio di Presidenza demA