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Il regionalismo differenziato renderà definitivo il divario tra Nord e Sud

Italia puzzle

Abbiamo letto, analizzato e discusso bozze sul regionalismo differenziato evidentemente diverse da quelle descritte dal vicepremier Matteo Salvini se, come ha affermato durante l’inaugurazione dell’hub ferroviario Milano-Rogaredo, “l’autonomia non toglie niente a nessuno, ma punisce solo chi non amministra bene”. Del resto se fosse questo il fine ultimo dell’autonomia proposta dalla Lega Nord, la discussione pubblica sull’argomento si sarebbe concentrata su quella parte della Costituzione che già prevede la sostituzione del Governo nelle funzioni delle Regioni se queste risultano inadempienti nel garantire la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni per tutti i cittadini. Mentre, a giusta ragione, è stato fatto un lavoro costante e puntale da parte di numerosi, docenti, intellettuali, giuristi, economisti che da mesi forniscono documentazioni dettagliate sui pericoli di una proposta di regionalismo strabica che guarda solo agli interessi economici del Centro-Nord.

Il disegno politico ormai è chiaro. L’intento, malcelato, è quello di mettere a norma, in maniera definitiva, il divario tra Nord e Sud, distribuendo le risorse in funzione della ricchezza dei territori e non in base ai fabbisogni dei cittadini. Dalla sanità, all’università, alla scuola, ai servizi sociali nascere e risiedere al Sud potrebbe voler dire meno diritti sostanziali, economici e sociali. Un progetto farabutto che si nutre di menzogne sul Mezzogiorno e che banalizza la discussione sull’attuazione del federalismo fiscale perché politicamente è più utile giustificare “la secessione dei ricchi” facendo sfoggio di luoghi comuni e stereotipi anti-meridionali.

Ma se parlare di regionalismo differenziato alla “Salvini maniera”, senza approfondire temi fondamentali come costi standard, lep e perequazione, vuol dire ridurre alla retorica il campo della dialettica, affermando che l’autonomia è temuta dai “politici ladri del Sud”, allora conviene ricordare al Ministro dell’Interno che la Lega Nord non ha nulla da insegnare. Ammesso che corruttele e scandali non siano diventati un plus di cui vantarsi!

In ordine sparso, da quando la Lega Nord è al Governo abbiamo assistito:

alla rateizzazione in 81 anni della truffa sui rimborsi allo Stato calcolati in 49 milioni di euro; all’indagine su Armando Siri, ex sottosegretario ai Trasporti, accusato di aver ricevuto danaro in cambio dell’approvazione di una norma legata alla costruzione di impianti eolici; all’arresto del Sindaco di Legnano Giambattista Fratus con l’accusa di corruzione; all’indagine per corruzione internazionale che ha coinvolto Gianluca Savoini, uomo chiave sulla presunta trattativa con esponenti russi per finanziamenti milionari alla Lega.

Per un principio di assoluta reciprocità, se non sapessimo da meridionali quanto dannose siano le generalizzazioni e le discriminazioni su base territoriale, potremmo affermare che le corruttele siano un elemento caratterizzante dei settentrionali e sarebbe quanto mai imprudente affidare al partito che più fortemente rappresenta il Centro Nord la ridefinizione degli assetti istituzionali tra Stato e Regioni così come previste dall’attuale progetto di autonomia differenziata.

In realtà, per affrontare un tema come questo, dove in ballo ci sono i diritti delle persone, è necessario rimettere al centro la convinzione che l’uguaglianza sociale, la coesione e la solidarietà non sono principi da barattare al mercato della propaganda, ma le basi su cui costruire qualsiasi sfida del futuro. Innanzitutto attraverso un’operazione di verità. È falso che il Mezzogiorno sia sommerso di soldi pubblici. È falso che il Mezzogiorno goda di trasferimenti statali superiori alla media. È falso che per il Mezzogiorno si spenda di più. In base ai dati forniti dai conti pubblici territoriali elaborati a fine luglio e aggiornati al 2017 in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna la spesa media statale è di 16.630 euro. 

In Campania, Puglia e Sicilia, invece, si attesta a 12.531 euro pro capite. 
4.099 euro di differenza per spiegare e comprendere la diversa qualità dei servizi tra Nord e Sud.

Una differenza che rischia di essere cristallizzata da un provvedimento che va fermato ad ogni costo.

Il Mezzogiorno non può essere ridotto a piattaforma estrattiva di risorse, professionalità e giovani da sacrificare sull’altare dell’egoismo di una parte circoscritta del Paese.

di Flavia Sorrentino
Responsabile Nazionale Dipartimento Autonomie