Inaccettabili offensive considerazioni del presidente De Luca sulla vita sessuale di un ministro e soprattutto sulle donne
Se non fosse tragicamente reale, sarebbe comico, al punto da far impallidire Crozza, al quale il presidente della Regione Campania potrebbe rubare il “mestiere”.
Ci riferiamo ad un video della LIRATV che abbiamo ascoltato più volte, non credendo che fosse possibile rendere pubbliche siffatte esternazioni da parte di un uomo politico che ha la responsabilità di governare la nostra Regione. Ma forse la nostra incredulità, accompagnata dalla desolante costatazione che era proprio lui e non il comico, si fonda su un’idea della politica molto diversa, dove il rispetto per l’avversario non oltrepassa il limite della decenza e dell’insulto personale.
Ad aggravare ancora di più lo sconcerto di fronte ad un linguaggio ironicamente sprezzante, ci sono le offensive considerazioni sulla vita sessuale di un ministro e soprattutto sulle donne che rivelano con evidenza il grossolano maschilismo di un uomo che proprio per il ruolo che ricopre dovrebbe misurare le parole. E’ vero che il presidente De Luca non è nuovo all’uso di un linguaggio scurrile e violento soprattutto nei riguardi delle donne e della loro dignità, ma ciò non lo dispensa dalla responsabilità di contribuire al degrado del senso dell’agire politico. Il linguaggio che usiamo è espressione del nostro stare al mondo, del valore che ciò che ci circonda assume per ciascuno/a di noi, dell’ordine di priorità che diamo alle relazioni affettive e sociali, è la misura del nostro sentire. E proprio questo è l’aspetto più inquietante, c’è una corrispondenza tra le nostre parole, i nostri sentimenti e il nostro agire e per una persona che fa politica questo significa dover rispondere del proprio linguaggio. Scriveva una grande scrittrice del ‘900 che le parole sono come pietre e possono fare molto male, ma quelle pietre spesso finiscono per ricadere su chi le ha lanciate.
Simona Marino
Responsabile Nazionale demA – Coordinamento libertà civili e pari opportunità