Bagnoli per Renzi: un costume che sa di naftalina

Matteo Renzi durante la diretta facebook con la quale ha chiuso la campagna elettorale delle primarie che designeranno il nuovo segretario del Partito Democratico è tornato a parlare di Bagnoli. Lo ha fatto affermando di aver restituito la spiaggia ai napoletani. Non sappiamo però a quale spiaggia si riferisse. Già all’inizio del 2016 l’allora primo ministro con assoluta sicurezza dichiarò che per l’estate del medesimo anno avremmo potuto fare in bagno sull’arenile di Bagnoli. Carichi di meraviglia comprammo il costume.


15 mesi dopo quella dichiarazione, a due anni dal commissariamento, nulla è ancora cambiato. È un dato amaro e preoccupante: Renzi ogni qual volta si parla di Bagnoli non riesce proprio a dire le cose come stanno. Dopo due anni di commissariamento nessuna bonifica è mai partita, per la semplice ragione che nessun progetto di bonifica è mai stato avviato. Sarebbe opportuno dire le cose come stanno, dire cioè di aver avuto da poco il permesso per procedere con le caratterizzazioni, ossia di poter iniziare, dopo lungo tempo, a effettuare le analisi per stabilire i livelli di inquinamento, procedure propedeutiche alle bonifiche. Più semplicemente basterebbe dire che in due anni il suo commissario ha optato per una piccola messa in sicurezza dell’arenile nord, che assolutamente non vuol dire bonifica.
Nonostante infatti Bagnoli sia un sito di interesse nazionale, la cui bonifica spetta di diritto al governo, Renzi con la sua struttura commissariale si ostina a procedere con un intervento ancora una volta temporaneo.

Non sappiamo chi ha il l’ingrato ruolo di raccontare Napoli a Matteo Renzi da indurlo in così plateali e reiterati errori. Ma possiamo suggerire a chi ha questo compito di ricordargli che se Bagnoli era un luogo, come ha affermato durante la diretta, “degradato e senza speranza” è perché da 25 anni i governi non hanno bonificato l’area! D’altro canto a ricordare le responsabilità di tale immobilismo è stato Luigi de Magistris con l’ordinanza “chi inquina paga” che di fatto ha chiamato il governo alle proprie responsabilità. Conserviamo ancora il costume che sa di naftalina.