Gli anticorpi di Napoli di Giuseppe Aragno
Basta chiedere per capire e tutto diventa chiaro. Napoli ora sa a chi dovrà chiedere i danni per gli incidenti di sabato. Sa che sono serviti a giustificare il linciaggio stile Marino e Raggi che si sta tentando di mettere in atto ai danni del suo primo cittadino.
Sa che gli incidenti si sono orchestrati per colpire Luigi de Magistris, che, non sarà male ricordarlo, è stato rieletto a giugno scorso con una legge elettorale pienamente legale e con un risultato che il PD non ha mai digerito. Il Prefetto scavalcato e umiliato, il Questore mandato allo sbaraglio, la sicurezza dei poliziotti e dei manifestanti ignorata e la città venduta agli interessi del PD: questi gli inconfessabili retroscena che hanno condotto agli scontri, voluti soprattutto da Marco Minniti, ministro di polizia di un governo che ha cancellato la volontà popolare, ha ignorato il referendum e tiene in scacco il Paese, grazie a un Parlamento eletto con una legge che la Consulta ha dichiarato incostituzionale, ma è ancora lì, accampato nell’aula sorda e grigia di sempre più mussoliniana memoria. La successione degli eventi è allo stesso tempo rivelatrice e agghiacciante. Venerdì 10 marzo, i giovani del movimento “Mai con Salvini” occupano i locali nei quali vorrebbe parlare Salvini. Com’è naturale, i responsabili dell’ordine pubblico si riuniscono per esaminare il caso. Il Comune, cui fa capo l’Ente che gestisce i locali, è preoccupato per le imprevedibili conseguenze che la vicenda potrebbe avere; una preoccupazione condivisa dal Prefetto e dal Questore, soprattutto quando emerge chiaro il carattere privatistico dell’iniziativa. La richiesta dei locali, infatti, ha una natura totalmente privata. L’ha avanzata Gianluca Cantalamessa, 47 anni, assicuratore e figlio di quel Tonino, che ha speso la sua vita tra gli uomini del fascista Almiramte. L’Ente mostra non ha alcun obbligo costituzionale di dare al primo che passa locali che, tra l’altro, sono stati promessi alle scuole della città per una mostra sui droni. La questione si risolve così con un pieno accordo istituzionale. L’Ente rescinde il contratto e il caso è chiuso. Salvini paghi un locale che lo ospiti e nessuno si opporrà. Gli occupanti sgombrano, dopo aver incontrato le Autorità, Prefetto e Questore, compresi e il “modello Napoli” si ripropone al Paese con il suo altissimo valore rivoluzionario. Una rivoluzione che, però, tiene ai principi della Costituzione molto più del Governo in carica, che di fatto le calpesta. Il lavoro fatto è stato egregio e quando il Prefetto comunica al Ministro le scelte concordate Minniti si congratula con il Sindaco per il contributo estremamente positivo dato alla soluzione di una questione davvero spinosa. Di lì a poco, però, in pubblico, con una decisione proditoria, legata agli interessi del PD, che ormai vede in De Magistris un pericoloso nemico, Minniti dichiara che il Sindaco di Napoli sta violando la Costituzione. E’ un gesto gravissimo. Quando la requisizione dei locali della Mostra d’Oltremare è comunicata alle autorità competenti, è ormai l’11 di marzo. Tutto quanto si poteva fare per provocare incidenti Minniti l’ha fatto e, mentre Salvini sta per arrivare a Napoli, gli studenti, i droni e la mostra sono liquidati. I locali spettano a Cantalamessa e al razzista Salvini. Così ha deciso il ministro, che, guarda caso, è uno dei politici coinvolti nell’inchiesta a suo tempo sottratta a De Magistris. E’ un’infamia che non ha precedenti nella storia della Repubblica. A Napoli, però, è bene che Minniti lo sappia, l’operazione Marino non riuscirà. I napoletani non lo permetteranno e sin da ora chiedono di sapere a quali interessi sono stati venduti e per chi lavora il ministro Minniti: per se stesso o per il suo partito? Di una cosa essi sono certi: non lavora per la Repubblica, non lavora per il Sud, non lavora per Napoli e non lavora nemmeno per gli uomini che dipendono da lui. In un Paese normale sarebbe costretto a dimettersi, ma l’Italia non è un Paese normale. E’ il Paese di Bruno Vespa, Minniti, Giletti e Salvini. Per questo Napoli si ribella e fa quadrato attorno a de Magistris.
Giuseppe Aragno